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Quando si pensa al tridente donna, mamma e lavoratrice la prima immagine che viene in mente è quella di una bilancia dove lavoro e famiglia sono in un equilibrio estremamente precario e dove purtroppo ancora oggi per una donna è difficile far convivere con lo stesso peso questi due aspetti.

Certo nel corso degli anni i passi avanti sono stati di certo fatti, basti pensare che in un recente passato le donne sposate non potevano neppure accedere al modo del lavoro, eppure i progressi sono ancora troppo pochi per poter parlare di un reale bilanciamento dei ruoli e delle opportunità.

Le donne equilibriste

Secondo dati Istat, nel 2017 il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 49,2%. Un record amaro per l’Italia che è ancora fortemente lontana dalla media europea. Per tutte le donne/mamme che si impegnano ogni giorno in questo duplice ruolo, le cose non sono affatto facili tanto che per loro Save the Children ha coniato un termine: le equilibriste.

Ad oggi La fascia di età nella quale si registra la maggiore concentrazione di madri di minori, quella delle donne tra i 25 e i 49 anni, vede un tasso di occupazione in Italia del 57,9%, contro un tasso di occupazione maschile nella medesima fascia di età del 77,9%. A livello europeo il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 anni colloca l’Italia alla 27a posizione Le difficoltà lavorative aumentano inoltre all’aumentare del numero dei figli, per cui il loro tasso di occupazione diminuisce in modo : dal 62,2% del tasso di occupazione delle donne senza figli tra i 25 e i 49 anni, si scende al 58,4% delle donne con un figlio, al 54,6% delle donne con due figli, al 41,4% delle donne con tre e più figli.

Dati allarmanti che fotografano concretamente l’attuale scenario. Tale disequilibrio comporta inoltre un rovescio della medaglia da non sottovalutare. Date infatti le enormi difficoltà nel congiungere i due ruoli, nell’ultimo decennio si è abbassato notevolmente il tasso di natalità. L’Italia infatti si pone ad oggi l nostro tra i paesi a più basso tasso di fecondità d’Europa, pari a 1,34 figli per donna, toccando un vero e proprio minimo storico. Tale dato non nasce dalla scelta delle donne di rinunciare ad avere figli, ma bensì da fattori socio- politici che impedisce loro di gestire al meglio il ruolo di madre/lavoratrice. La difficoltà ad immettersi nel mondo del lavoro, ad assumere una posizione di prestigio e o una sicurezza economica, limita fortemente le donne che temono di perdere ( o riconquistare dopo la gravidanza) tale ruolo.

Il 30% delle donne occupate si vede quindi costretta ad abbandonare il lavoro dopo la gravidanza e nel corso del 2016 si è registrato un dato del circa 78% delle dimissioni volontarie  riguardante le madri lavoratrici e le motivazioni sono sempre le stesse: difficoltà nel congiungere i due ruoli, mancato supporto dalle istituzioni, difficoltà nel reperire aiuti familiari e non.

Ciò che si può quindi realmente constatare è quanto questo problema sia esclusivamente di natura socio- culturale e non di certo per mancata forza di volontà delle donne che in questo duplice ruolo sono nate pronte.

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